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Rings of Power: le Terre del Sud

29 Ottobre 2022 • Filed under costumi

 

Parto con dei costumi che ritengo un po’ più semplici da analizzare perché il background della popolazione presa in considerazione è meno articolato da investigare e descrivere per definirne le caratteristiche essenziali da tenere in considerazione: gli abitanti delle Terre del Sud.
Purtroppo è anche il gruppo di personaggi il cui abbigliamento secondo me ha più problematiche a livello generale.
Doverosa premessa: ad oggi non sono riuscita a trovare ancora una intervista degna di questo nome alla costumista che descriva nel dettaglio i costumi e il processo creativo e decisionale che abbia portato al risultato che vediamo.
Scrivo quindi questo articolo basandomi solo sulle mie personali sensazioni e sensibilità.

P.S: ATTENZIONE, SPOILER DELLA PRIMA STAGIONE!

Il contesto
Gli abitanti dei villaggi dei villaggi delle Terre del Sud vestono tutti abiti che denotano un’estrema condizione di povertà eppure non abbiamo nessuna reale ragione per crederli in miseria.
Hanno a disposizione bestiame, case e campi;, nel villaggio si trova una locanda piuttosto frequentata e quindi si può desumere che gli abitanti abbiano la possibilità di acquistarsi qualcosa da bere e mangiare e farsi una chiacchierata dopo il lavoro.

Vediamo anche alcuni di loro giocare a un gioco da tavola fuori dalla locanda, uno dei due con un abito che ha urgente bisogno di rammendo.
Attenzione! Non parlo del logorio naturale che possono avere gli abiti: ne troviamo molti piuttosto consumati dal tempo e “vissuti” anche ne “Il Signore degli Anelli” o “Lo Hobbit” ma non credo di ricordare nessun personaggio che risulti veramente coperto di stracci come invece sembrano questi uomini del Sud.
Certo, è plausibile che in un contesto rurale non ci sia la condizione di ricchezza necessaria per vedere abiti dai tagli particolarmente audaci o con opulenza di materiali o colori.
Tuttavia, vivendo in un contesto dignitoso e di cui si riesca a sostenersi, qualsiasi popolazione sviluppa un codice di abbigliamento decoroso e, se i vestiti si rompono o sono sporchi, li ripara e li lava.
Secondo me un’ottima idea di una popolazione rurale senza troppe ricchezze ma dignitosa la abbiamo quando vediamo i Rohirrim spostarsi per cercare riparo al Fosso di Helm (qui il video: https://www.youtube.com/watch?v=Gtw-J712w10)


Caso diverso sarebbe se ci fosse stata una carestia recente o qualcosa di simile, che abbia alterato gli equilibri finanziari e societari ma non ci viene detto nulla a riguardo.
Oppure sarebbe comprensibile se la popolazione venisse schiacciata dai pesanti tasse di un qualche popolo che li ha soggiogati, ma gli Elfi non sembrano riscuotere o pretendere alcun tributo quando si recano nel villaggio di Tirharad.
Ragionando per quel che vediamo e sappiamo, sembra quindi inspiegabile il loro abbigliamento che definiremmo come minimo “trascurato.”

Riflettiamo insieme su ciò che sappiamo a fine stagione: gli Uomini del Sud discendono dagli Uomini che, durante le antiche guerre con il grande nemico, nonché capo di Sauron, si schierarono dalla parte sbagliata e si trovarono quindi sconfitti dalla fazione vincente, quella del Bene. Quest’ultima fazione era composta principalmente da alcune stirpi elfiche abbastanza precise (Noldor, alcuni Teleri) e dagli Edain, gli uomini che in seguito divennero i Numenoreani.

Nella serie TV (diversamente da Tolkien), i discendenti degli Uomini sconfitti sono stati tutti relegati (anche se non è chiaro se sia stato uno spostamento volontario o meno) in una zona nominata “Terre del Sud” dove un corpo militare di Elfi appositamente costituito a questo scopo li tiene sotto osservazione (anche qui non è chiaro: gli Elfi li hanno costretti a spostarsi lì o li hanno seguiti e li “spiano”?).
Potremmo prenderlo come una specie di lockdown ereditario e senza fine (anche se non sembra essere vietato spostarsi nel territorio e intrattenere scambi commerciali all’esterno).

Vivono in piccoli villaggi e in una terra in apparenza fertile, con foreste e prati e si sostentano con coltivazioni e pastorizia.
Fino a circa un millennio prima degli eventi della serie esisteva anche un Re (che quindi ricopriva il suo ruolo mentre la popolazione si trovava già “sorvegliata.”)
A quanto pare tutti sono a conoscenza di aver avuto questo Re un tempo e tutti o molti (a giudicare dall’accoglienza incondizionata ricevuta da Halbrand quando si è presentato come loro legittimo sovrano) sono convinti che egli tornerà per occuparsi di loro e liberarli dal giogo della custodia degli Elfi.
Inoltre scopriamo alla fine che nessuno sa che la linea si è interrotta ormai da quasi mille anni, il che è plausibile poiché non pare esista alcun luogo che detenga una memoria scritta o delle cronache di questa popolazione.
Probabilmente la memoria del popolo delle Terre del Sud si basa tutta su una tradizione orale che viene tramandata da secoli.

Ora, come detto prima da quel che si desume dalla serie questi uomini non vivono in un luogo desolato o senza risorse idriche o bestiame; risulta che abbiano scambi commerciali con l’esterno (Bronwyn mostra ad Arondir i semi ottenuti da una donna di passaggio che li ha scambiati con lei) e non ci viene detto che siano costretti a pagare dazi.

Quindi, sebbene non si possa dire che la posizione del territorio o le risorse consentano una grande crescita economica e commerciale (altrimenti si sarebbero sviluppate nei millenni trascorsi almeno delle piccole cittadine sul territorio), non c’è nessun motivo per pensare che questi uomini vivano in miseria.

Personalmente quindi io avrei immaginato e disegnato i loro costumi con materiali certamente meno nobili e più pratici, con fibre di facile reperibilità anche se mi è difficile dire quali perché non è affatto chiaro (e questo è un ulteriore problema di questi costumi) che clima ci sia in questo luogo.

Passiamo da chi porta abiti estremamente leggeri e aperti come Bronwyn, l’oste, uomini a petto nudo e donne con abiti dal taglio simile a Bronwyn, a personaggi che invece vestono contemporaneamente, nello stesso momento (quindi senza nemmeno che possiamo darci una spiegazione con l’escursione termica giorno-notte o interna-esterna) pelli di pecora, montone o altro materiale piuttosto pesante e caldo.

Quindi, non avendo un’indicazione chiara, io ragiono in base a cosa sceglierei io di partenza lasciando perdere ogni eventuale tentativo di interpretazione di ciò che vediamo nella serie.
Trovandoci nei pressi di Mordor, quindi in una posizione piuttosto meridionale e anche vulcanica, opterei per un clima mite, soprattutto d’estate: sarebbero ottime fibre di canapa, di ortica e di lino e ovviamente materiali di derivazione animale, magari non da grandi animali come il manzo ma più economici: pecora, capra, montone e simili.

Vorrei anche differenziarla visivamente da altre popolazioni, cosa che ritengo importante per facilitare allo spettatore il riconoscere a colpo d’occhio i personaggi e anche per arricchire il mondo in cui è ambientata la serie.

Anticipo già eventuali polemiche sul fatto che ora vi proporrò dettagli “etnici” riferiti a certe culture ed etnie dicendovi che vi parlerò più avanti del “politicamente corretto” nella serie e in generale nelle produzioni odierne e dei problemi e potenzialità a esso correlati.

Per ora restiamo sugli uomini del Sud: non avendo probabilmente a disposizione tinture per tessuti particolarmente costose (come il blu vivo, il verde smeraldo o il porpora), prediligerei i colori della terra e della natura, anche per una questione pratica (se tendo a sporcarmi gli abiti di terra ed erba, saranno molto meglio abiti dello stesso colore per evitare che le macchie siano sempre troppo visibili) oppure bianchi, molto più semplici da lavare (non a caso gli indumenti intimi di un tempo erano sempre tutti bianchi).

Nessuna popolazione rinuncia comunque a un’estetica nel suo abbigliamento, anche laddove vi sia poca disponibilità di tempo e materiali. In questo caso avrei scelto di arricchire il codice di abbigliamento con motivi del tessuti creati al telaio (righe, motivi geometrici semplici), oppure qualche ricamo di semplice realizzazione (punto croce), lavorazioni in rilievo (smock), texture diverse in uno stesso outfit e altre decorazioni molto “materiche”, tattili.

 

Penso alle texture di alcuni tessuti indiani, i pattern e motivi navajo o alcuni ricami di tradizione slava; aggiungerei anche dei colori più vividi, come un arancio terroso o uno zafferrano, immaginando che comunque ci siano delle piante disponibili per creare tinture ed eviterei altri colori più freddi e signorili (i già citati blu, verde smeraldo, rosso, oro ecc) per attribuirli invece ad altre popolazioni della serie.

I tagli degli abiti che sono stati scelti non sono male: ha senso che il tessuto non venisse tagliato e sagomato eccessivamente ma che si tendesse a creare tuniche da rettangoli e quadrati dritti per non sprecare materiale o complicare la lavorazione.
Dettagli come arricciature, cinture, fasce hanno perfettamente senso per adeguare questi tagli ampi al corpo e permettere anche che i capi siano facilmente aggiustabili se la taglia dovesse cambiare nel tempo: i vestiti devono durare.

Passando nello specifico a Bronwyn: indossa un abito di un blu molto bello e piuttosto intenso, senza maniche e con uno spacco laterale che mostra che sotto porta pantaloni e stivali.
La linea frontale con le bretelle e le spille è evidentemente ispirata ad abiti femminili vichinghi (curiosità: si ritiene che le bretelle fossero attaccate con le spille e non cucite per permettere di staccare e aprire il davanti per allattare facilmente i bambini).

In alcuni momenti della serie sopra l’abito Bronwyn indossa una cappa patchwork (dico cappa perché non mi pare abbia le maniche ma solo due aperture per le braccia) con un ampio collo che dietro forma un cappuccio.

Il problema principale dell’abito, oltre al non comprendere minimamente quale sia il clima del luogo, è proprio il colore e mi dispiace dirlo perché lo trovo bellissimo e penso anche che le doni.
Se Bronwyn fosse stata un personaggio rilevante del villaggio, come il sindaco o qualcosa di simile, poteva avere senso che abbia un abito diverso e di un colore che spicca così tanto tra gli altri e la rende distinguibile.
Eppure ci viene presentata solo come una guaritrice e non ci viene comunicato in alcun modo che questo sia un ruolo di spicco nel villaggio.
Certo, potrebbe essere che conoscendo le erbe abbia accesso a delle tinte che gli altri non riescono a ottenere ma sarebbe strano che non le venissero richieste dalle altre donne del villaggio e, se le fossero chieste e le negasse, sarebbe probabilmente una persona piuttosto detestata dalle vicine.

Inoltre l’abito dal mio punto di vista non è pratico per la sua professione perché le erbe macchiano e richiederebbero che il vestito sia lavato di frequente, stingendosi in breve tempo.
Il problema si risolverebbe in parte se indossasse sopra un grembiule che eviterebbe qualche lavaggio, ma nel momento in cui la vediamo all’opera non ne ha.

Un aspetto positivo che non è, ahimè, affatto scontato nel fantasy, è che abbia i capelli raccolti (tranne due ciuffi, sigh), che ha molto senso quando una donna compie un lavoro manuale, in cui si china, si muove e per cui una chioma libera e fluente le sarebbe d’impiccio e dovrebbe spostarla dagli occhi con le mani sporche dei pigmenti delle erbe.

Vi mostro ora uno schizzo di cosa avrei pensato io come costume.

Ho pensato a qualcosa di molto semplice e pratico, che può sembrare banale ma per determinati costumi non è necessaria a tutti i costi l’originalità.

Ho applicato una lunghezza ridotta alla sottogonna perché trovo molto poco pratica la lunghezza fino a terra dell’abito della serie: Bronwyn deve muoversi, raccogliere le erbe e lavorare.
Se anche il codice di abbigliamento dei locali esigesse vesti lunghe per le donne, una buona soluzione è quella, come nel disegno, di dotare lo strato superiore di lacci e asole adatte a lasciarlo più lunga nei momenti “sociali” e raccoglierlo nei momenti in cui deve lavorare ed è sola, senza che debba ogni volta cambiarsi (anche perché significherebbe che abbia più abiti e anche il tempo per cambiarli, che in caso di una donna single e lavoratrice in un contesto di poca prosperità è assai improbabile).

Ritengo il grembiule, soprattutto se dotato di tasche, immancabile per le ragioni già scritte: il lavoro e le erbe macchiano e persino noi (che praticamente ci cambiano quasi ogni giorno tutti i vestiti) usiamo ancora in casa i grembiuli per cucinare e lavare i piatti; figuriamoci se dovessimo avere solo due vestiti e maneggiare cose che macchiano anche indelebilmente, e non avessimo nemmeno una lavatrice in cui buttarli a lavare!

Lo strato inferiore (ricordiamoci che nella storia fino a pochi decenni fa le popolazioni usavano in modo molto intelligente e pratico la stratificazione di abiti, sia in climi freddi che caldi) è composto da biancheria bianca, di cui fa parte la sottogonna già citata.
Sopra porta una camicia di lino o cotone o fibra di ortica al naturale decorata da nastri e fasce e fusciacche tinti di colori più vivaci e anche con qualche fantasia o lavorazione al telaio.

Fasce e nastri dal mio punto di vista sarebbero ornamenti ottimi per lo stile di vita di Bronwyn e il suo popolo perché si possono rimuovere dagli abiti quando li si lava e metterle da parte; questo quindi permette di usare colori e tinture più pregiate, vivaci ma che stingono facilmente per decorare senza rischiare che esse si sbiadiscano per i lavaggi frequenti.
Inoltre vanno a creare interruzioni orizzontali nella figura, che sono utili ad accorciare visivamente e far sembrare più basso chi li porta, e quindi andrebbero ad aiutare a far sembrare poi più alte in confronto quelle popolazioni che nell’universo di Tolkien hanno una statura elevata: gli Elfi e i Numenoreani (che nelle descrizioni dell’autore superano facilmente i 2 metri di altezza.)

Mi sono spinta, come si vede nel disegno, anche ad aggiungere decorazioni di gioielli, magari sotto forma di dischetti di ottone o metallo meno pregiato, o anche bracciali in legno intagliato e così via. Il copricapo è un altro dettaglio utile per preservare i capelli dalla sporcizia quando si lavora.

Come calzature ho scelto dei sandali, più comuni, semplici da fare e reperire, e pratici nei climi caldi rispetto agli stivali, che richiedono più materiale, lavorazione e indossarli non reca a Bronwyn nessun beneficio.
Anzi, a me risulta strano tutto il complesso che vediamo nella serie: sopra ha le braccia nude mentre sotto porta stivali alti, pantaloni e pure lo strato dell’abito. Ergo, è vestita come se dalla vita in su facesse caldo, ma dalla vita in giù vivesse in un clima freddo.
Per di più gli stivali non erano delle calzature così diffuse nemmeno storicamente, tranne laddove erano davvero utili: si indossavano per cavalcare, spostarsi su terreni difficili in determinati contesti o se si viveva in ambienti freddi, ma principalmente (soprattutto le basse fasce di popolazione) avevano zoccoli o scarpe chiuse di varie fogge.

La mia sensazione è che abbiano voluto dare gli stivali a Bronwyn per renderla più “marziale” e dare quel senso di “girl power” su cui tanto hanno voluto concentrarsi anche con Galadriel; questo perché è un tipo di calzatura che nella nostra mentalità risulta più legata al mondo maschile, ai militari e alle avventure in generale; tuttavia hanno anche voluto mantenerla femminile e sensuale dandole un abito lungo con uno spacco ampio e alto fino alla coscia.
Spacco che tra l’altro ricorre in tantissimi altri personaggi femminili e mi fa chiedere se sia un po’ una fissazione della costumista, insieme agli abiti lunghi a tunica che troviamo in contesti e popolazioni diversissime di cultura.

Personalmente ritengo che l’abbigliamento di Bronwyn, per quanto in realtà preso a sè stante mi piacca molto (amo in generale gli abiti fluenti a tunica e gli spacchi; di questo adoro il dettaglio delle spille e il colore) non aiuti lo spettatore a comprendere meglio il personaggio e il suo contesto, nè a capirne le qualità e il vissuto.

Io mi sarei concentrata sulla funzionalità e praticità e meno sull’estetica proprio perché Bronwyn è una madre e donna sola ma piena di risorse, dalla mente aperta (tanto da avvicinarsi e innamorarsi di Arondir): per rappresentare questi aspetti sarebbe stato perfetto, come già detto, un grembiule pieno di tasche (capo pratico, in cui le tasche rappresentano la capacità di accogliere, di custodire e anche di tirare fuori all’occorrenza risorse e doti che le permettono sempre di cavarsela.)
I colori più legati alla terra avrebbero anche consentito di creare più connessione visiva tra lei e le erbe e la natura (legame accennato poco e male solo in due scene), e le decorazioni e tocchi di colore di nastri, cinture ecc (anche magari utilizzando motivi di fiori e foglie, anche stilizzati, nei gioielli o nei dettagli) avrebbero potuto invece darle quel guizzo creativo che la rendesse speciale e diversa.